Per questo mi chiamo Giovanni

Il libro che racconta la vita di Giovanni Falcone





Premessa



Lo scopo di questo post è quello di illustrare tutti i passaggi per la realizzazione del mio lavoro. Il progetto consiste nel raccontare la vita di Giovanni Falcone, attraverso il libro "Per questo mi chiamo Giovanni", di cui ho letto, alcuni capitoli, con la professoressa e i miei compagni. Questo, in merito, al mese in cui abbiamo deciso di affrontare il tema della mafia.

Fonti da cui ho ricavato le informazioni:

-Luigi Gerlando “Per questo mi chiamo Giovanni”, 2004, Ed. BUR, Milano.

-Wikipedia

-Skuola.net

-Studenti.it

Gli anni della gioventù. Da ragazzo qualsiasi a personaggio


Arrivati alla spiaggia subito un bagno ristoratore e dopo essersi stancati per aver giocato nell’acqua, il padre gli racconta il perché si chiama Giovanni. Il suo nome deriva da un grande uomo che ha combattuto la Mafia, Giovanni Falcone. Giovanni Falcone era un magistrato che, con tutta la forza che aveva in corpo, aveva combattuto la Mafia e che, grazie a lui, si è potuto dimostrare che tale fenomeno di potere esiste veramente e che non è frutto di leggende popolari; ed è stato chiamato Giovanni perchè il bimbo è nato il giorni dell’attentato al magistrato. Giovanni si appassiona molto alla storia del padre Luigi e lo sprona a raccontargli altri fatti e vicende della vita di Falcone.

Il legame tra il padre di Giovanni e Cosa Nostra


Con una metafora particolarmente significativa, papà Luigi spiega al piccolo Giovanni cos'è la mafia: lo Stato è la scuola e a gestirla ci sono il preside e le maestre che hanno l'obbligo di far rispettare la legge. Un compagno del piccolo Giovanni, Tonio, obbliga gli altri bambini a dargli i soldi che hanno in tasca. Tutti pagano perché hanno paura tranne Simone, che si rifiuta e si ritrova con le stringhe delle scarpe legate e un braccio rotto. Purtroppo, però, nessuno ha visto niente e la maestra non può punire il colpevole. Così si creano due leggi: quella giusta della maestra e quella illegale del più forte. E se per cent'anni Tonio continua a riscuotere i soldi di tutta la classe, alla fine pagare non sembrerà più un'ingiustizia ma una cosa normale. Allo stesso modo funziona la mafia: pagare il pizzo (come il padre è costretto a fare) al boss di turno in cambio di protezione diventa una cosa normale se lo fai da tanto tempo.

Rituali

La persona che deve essere iniziata viene condotta in una stanza alla presenza di tutti i componenti della Famiglia locale in riunione. Uno dei momenti chiave, da cui la cerimonia prende il nome, è la puntura dell'indice della mano che l'iniziato utilizza per sparare con una spina di arancio amaro o, a seconda del clan mafioso, con un'apposita spilla d'oro.
Il sangue fuoriuscito viene usato per imbrattare un'immaginetta sacra a cui in seguito viene dato fuoco mentre il nuovo affiliato la tiene tra le mani e pronuncia un giuramento solenne: "giuro di essere fedele a cosa nostra. Possa la mia carne bruciare come questo santino se non manterrò fede al giuramento".
Successivamente, vengono ricordati al nuovo affiliato gli obblighi che dovranno essere rigorosamente rispettati: non desiderare la donna di altri uomini d'onore; non rubare agli altri affiliati; non sfruttare la prostituzione; non uccidere altri uomini d'onore, salvo in caso di assoluta necessità; evitare la delazione alla polizia; mantenere con gli estranei il silenzio assoluto su Cosa Nostra; non presentarsi mai da soli ad un altro uomo d'onore estraneo, poiché è necessaria la presentazione rituale da parte di un terzo uomo d'onore che conosca entrambi e garantisca la rispettiva appartenenza a Cosa Nostra.
Non sono contemplate prassi per uscire dal vincolo mafioso se non con la morte.

I "Pentiti" sono i mafiosi che, quando vengono catturati dalle forze dell'ordine, decidono di collaborare con la polizia e denunciare altri boss e i clan di famiglie mafiose, per alleviare la propria pena. Un giorno, Giovanni Falcone, si ritrova ad interrogare proprio uno di loro. Questo, è Tommaso Buscetta, detto Don Masino, quello con cui da piccolo aveva giocato insieme all'oratorio. All'uomo sono stati rapiti i figli e uccisi molti famigliari dalla cosca di Corleone; proprio per questo, i magistrati sanno che toccando i sentimenti del pentito, arriveranno ad ottenere le informazioni. Così accadde, l'8 novembre del 1985 furono depositate seicentomila pagine di prove: 474 uomini d'onore dovranno presentarsi in tribunale per difendersi dall'accusa di mafia. Poi arriva la grande vittoria. L'11 febbraio del 1986, cominciò il Maxiprocesso di Palermo, nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, preparata per l'occasione, con 210 facce di mafiosi dentro 30 gabbie. Dopo quasi due anni ecco la sentenza: il mostro è colpevole e deve scontare diciannove ergastoli, 2665 anni di carcere e pagare una multa di più di 11 miliardi e mezzo.

Conclusioni

La storia metaforizzata per essere spiegata ad un bambino in realtà contiene un messaggio più grande: la mafia può e deve essere combattuta.
Il lavoro non posso dire che mi sia piaciuto, perché in quanto assente al momento dello svolgimento non ho assistito.
Ho scritto il post il giorno precedente alla consegna, aiutandomi cercando le informazioni richieste in internet.
Non ho fatto revisione perché non c’è stata nessuna revisione.
Non mi sono sentita particolarmente motivata nella realizzazione di questo post perchè preferisco descrivere la realizzazione di una determinata fotografia realizzata da me.

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